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Archicultura: coltivare percorsi evolutivi nelle metropoli del domani

Appena di ritorno da un viaggio a Singapore, nell’ambito di SWITCH (Singapore Week of Innovation and TeCHnology), sono stato testimone di una serie di innovazioni che riflettono nuovi percorsi evolutivi nell’architettura e nell’agricoltura urbana. Questa città-stato, nonostante la sua estensione di appena 728 kmq e una popolazione di oltre cinque milioni di abitanti, ha realizzato qualcosa di straordinario: ha abbracciato la propria limitazione spaziale come una sfida e l’ha trasformata in un’opportunità per l’innovazione e la sostenibilità, diventando un laboratorio vivente per un nuovo modo di sposare architettura ed agricoltura in armonia, dove “Archicultura”, incarna una simbiosi tra ambienti costruiti e coltivati che ridefinisce il tessuto urbano in termini funzionali e socio-culturali

L’Archicultura, emerge dalle pratiche di greenering, rappresentandone l’evoluzione naturale, verso un nuovo modo di concepire la progettualità che abbracci e fonda architettura, agricoltura e  cultura. Questa progressione sottolinea non solo la necessità di integrare il verde in città per il benessere ambientale, ma anche di tessere la sostenibilità nel tessuto sociale e culturale dei centri urbani.

Uno tra i tanti esempi emblematici è il giardino terrazzato di cinque piani presso il Jewel Changi Airport (battezzato Shiseido Forest Valley), popolato da oltre 200 specie di piante selezionate provenienti da Brasile, Australia, Thailandia e Stati Uniti, che fioriscono e crescono a una temperatura controllata di 23 gradi, sotto la cupola formata da oltre 9.000 pannelli di vetro, imbrigliati con 18.000 travi di acciaio all’interno di un complesso reticolo strutturale, e il progetto ‘Sky Greens’, dove torri verticali agricole sfruttano metodi aeroponici per massimizzare la produzione alimentare in spazi ristretti, dimostrando l’integrazione funzionale con il patrimonio culturale urbano. Iniziative come i giardini verticali del Parkroyal on Pickering, gli Sky Gardens di Marina Bay Sands e i giardini comunitari sparsi per la città, costituiscono una testimonianza presente della possibilità di un futuro dove l’urbanizzazione e la natura non solo coesistano, ma si potenzino a vicenda. Nell’Archicultura, la connessione tra gli spazi in cui viviamo e gli alimenti che consumiamo si fonde con il patrimonio culturale, generando un ecosistema urbano dove ogni componente è vitalizzato dall’altro.

Questo termine evoca dunque  l’idea di una pratica che non è solo funzionale, ma anche intrinsecamente legata all’evoluzione sociale e culturale delle città. Si tratta di un nuovo modo di intendere lo sviluppo urbano che può innescare un movimento verso città più vivibili, sostenibili e in armonia con la natura generando con sé un’intera filosofia su come gli spazi urbani possano e dovrebbero svilupparsi.

La Singapore Food Agency (SFA) ha delineato un traguardo audace: ottenere il 30% di autosufficienza alimentare entro il 2030. Questo obiettivo, allineato con gli scopi dell’Agenda 2030 dell’ONU, rientra nella strategia “30 by 30“, che mira a potenziare la resilienza alimentare di Singapore, sfruttando tecnologie sostenibili in un contesto di risorse terrestri scarse o in esaurimento. 

In questo contesto globale, dove le risorse del pianeta sono gravemente danneggiate ed in esaurimento, emerge l’impellente necessità di una nuova gestione delle risorse disponibili. La desertificazione dei suoli e la perdita di biodiversità ci costringono a esplorare nuove modalità di coltivazione in aree precedentemente inadatte, integrando soluzioni innovative direttamente negli ambienti urbani. Questa sfida richiede l’adozione di pratiche sostenibili e l’uso di tecnologie avanzate per mantenere l’equilibrio ecologico e rafforzare la resilienza degli ecosistemi, fondendo natura e urbanizzazione in un tessuto armonico e sostenibile.”

Singapore diventa dunque un esempio con cui confrontarsi per le città globali che affrontano sfide critiche come sovrappopolazione, povertà, fame, scarsità idrica, accesso all’energia e ineguaglianze culturali. 

Le metropoli moderne devono considerare la sostenibilità un imperativo fondamentale, superando i concetti tradizionali di “Food Safety” e “Food Security”. L’archicultura propone un futuro dove gli spazi urbani siano pensati, progettati e realizzati per nutrire, rinnovare e istruire. Guardando al 2030 e oltre, il resto del mondo può ispirarsi a Singapore per riconvertire tetti e parchi in hub verdi e le comunità in custodi proattive dei loro habitat.

Mentre le metropoli del mondo si preparano a fronteggiare le sfide del XXI secolo, l’esempio di Singapore è particolarmente rappresentativo in quanto dimostra che le città possono crescere in altezza e in densità senza perdere di vista il terreno, letteralmente e metaforicamente, della cultura come motore di innovazione e qualità di vita negli ambienti urbani più inquinati e compromessi.

Autore Alberto Forte